Comunicazioni non sempre elettroniche nelle procedure semplificate

L’allarme che ha suscitato il raggiungimento del termine del 18 ottobre, data dalla quale scatta l’obbligo delle comunicazioni elettroniche negli appalti, è la testimonianza viva della situazione di arretratezza tecnologica che attanaglia la Pubblica Amministrazione

25 Ottobre 2018
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L’allarme che ha suscitato il raggiungimento del termine del 18 ottobre, data dalla quale scatta l’obbligo delle comunicazioni elettroniche negli appalti, è la testimonianza viva della situazione di arretratezza tecnologica che attanaglia la Pubblica Amministrazione

Si fa tanto parlare di modernizzazione ed investimenti, ma negli oltre due anni trascorso dall’entrata in vigore del d.lgs. 50/2016 nulla di concreto è stato fatto per consentire l’applicazione al 100% di un sistema di relazioni semplice ed efficace.

In particolare, i vari soggetti chiamati a disciplinare e facilitare l’applicazione della riforma degli appalti, dal Ministero delle Infrastrutture all’ANAC all’AgID, molto si sono soffermate su qualificazione del Rup, soft law, principio di rotazione, firma digitale, ma ben poco hanno prodotto in termini in essenziale analisi delle procedure, delle fasi nelle quali subentrano obblighi di scambio di informazioni, di standardizzazione di elementi fissi e necessari delle comunicazioni stesse, di piattaforme generali cui si possano accreditare stazioni appaltanti ed imprenditori, per lo scambio di documenti ed informazioni.

Al posto degli apparati amministrativi ci ha pensato in qualche modo il mercato: alcune software house hanno elaborato applicativi per gestire le procedure di appalto, comprensivi anche di sistemi di scambio di informazioni.

Una supplenza alla clamorosa latitanza delle istituzioni pubbliche che pure avrebbero dovuto considerare prioritario il percorso verso la diffusa utilizzazione degli strumenti elettronici di comunicazione.

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Luigi Oliveri