Il Rup negli appalti pubblici: le competenze sulla metodologia BIM e sul project managament

24 Luglio 2018
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Il recente Decreto Ministeriale 560 del 2017, di attuazione dell’articolo 23, comma 13 del Decreto Legislativo del 18 aprile 2016, n.50, nell’intenzione del legislatore si pone all’interno di una più vasta strategia tesa al conseguimento di una sempre più ampia digitalizzazione del settore delle costruzioni e delle amministrazioni pubbliche, in consonanza peraltro con quanto disposto dalla direttiva comunitaria 2014/24/UE del Parlamento e del Consiglio Europeo del 26 febbraio 2014 recepita con il D.Lgs. 50 del 2016 (nuovo Codice dei contratti pubblici).

a cura di Andrea Versolato e Flavio di Pietro

La nuova disciplina a tal fine investe le stazioni appaltanti – alle quali il legislatore attribuisce il ruolo di agente determinante del procedimento in materia di modellazione e di gestione informativa – della progressiva introduzione della obbligatorietà dei metodi e degli strumenti elettronici.

Sull’argomento si rivela utile richiamare altresì il “Manuale per l’introduzione del BIM da parte della domanda pubblica in Europa” (EU BIM Handbook): il quale nel chiarire cosa rappresenti il BIM per le committenze pubbliche specifica che “per il settore pubblico il BIM può essere considerato come una “costruzione digitale”. È simile alla rivoluzione tecnologica e dei processi digitali che si è verificata nel settore manifatturiero negli anni ’80 e ’90 al fine di migliorare i tassi di produttività e la qualità della produzione.”

Per sfruttare al meglio l’opportunità offerta dalla digitalizzazione del settore delle costruzioni la Pubblica Amministrazione, dovrà tra l’atro, aumentare la capacità digitale delle varie parti interessate definire modalità coerenti di lavoro, massimizzando nel contempo la concorrenza e l’innovazione, comunicare e promuovere il valore condiviso ai committenti e alla catena di approvvigionamento, al fine di modificare i comportamenti. (Rif. EU BIM Handbook).

Con riferimento alla generale riforma, protesa alla trasformazione digitale della pubblica amministrazione, va infine citato il “Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica amministrazione 2017–2019”.

Detto Piano propone un modello di gestione e di utilizzo delle tecnologie digitali più innovative, improntato a uno stile di managament basato su una precisa governance dei diversi livelli della Pubblica Amministrazione in quanto: “il modello di governance chiaro ed efficace garantisce al sistema Paese un più efficace sfruttamento dei benefici delle nuove tecnologie e assicura ai cittadini un vantaggio in termini di semplicità di accesso e miglioramento dei servizi digitali esistenti.”

Compete, pertanto, in primis alle amministrazioni pubbliche porre le basi per realizzare il cambiamento culturale, necessario per garantire l’efficacia del processo di digitalizzazione; in tal senso le committenze pubbliche non potranno esimersi, allo scopo di migliorare i propri processi decisionali, dal porre in atto un percorso, anche attraverso l’utilizzo consapevole della tecnologia, finalizzato alla ricerca ed al raggiungimento all’interno delle relative organizzazioni, di una sempre migliore qualità delle informazioni disponibili.

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