Guidare le stazioni appaltanti con una “Politica” degli acquisti verdi e appropriate procedure gestionali

7 Ottobre 2016
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M. Mauri (www.appaltiecontratti.it 7/10/2016)

Le recenti novità introdotte nel quadro normativo degli appalti pubblici italiani sono estremamente rilevanti, come stiamo ben spiegando in questi primi mesi di applicazione. Chi opera in questi contesti si trova oggi a dover rimodulare la propria attività per tener conto di dimensioni che finora sono state appannaggio esclusivo dei pionieri del Green Public Procurement (GPP).

Stiamo parlando degli impatti di beni, prodotti e servizi sull’ambiente in cui viviamo, ma anche degli aspetti sociali correlati a ciò che viene acquisito, e l’input del legislatore è molto chiaro: è necessario che la PA contribuisca a rendere l’economia più circolare(1) e le dinamiche sociali più inclusive, nell’ottica di garantire un futuro di qualità alle nuove generazioni.

La complessità dell’introduzione del nuovo approccio è riscontrabile su diversi piani. In primis il livello tecnico-applicativo, di cui abbiamo avuto modo di parlare in Appalti e contratti 7-8/2016.

Le Istituzioni responsabili delle politiche di area vasta (Regioni, Provincie autonome e città metropolitane) hanno quindi l’opportunità di avviare iniziative per agevolare la corretta applicazione dei cambiamenti voluti dal Legislatore (Appalti e contratti 9/2016).

L’alta dirigenza dei singoli Entisi colloca tra i due precedenti e il suo ruolo la pone nelle condizioni di valutare il contesto ambientale e sociale in cui opera l’Ente e di indirizzare le scelte operative delle proprie stazioni appaltanti.

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Redazione