Incarichi esterni e appalti di servizi. Ancora uno sforzo e forse ci siamo

A cura dell’Avv. Fabio Cacco

20 Gennaio 2022
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A cura dell’Avv. Fabio Cacco

Mi sia permesso un breve intervento in merito alla Deliberazione della Corte dei Conti, Sezione di Controllo per l’Emilia Romagna del 16 novembre 2021, n. 241, e al commento di L. Oliveri nell’articolo riportato da questa Rivista “Con anni e anni di ritardo, la Corte dei conti trova le differenze tra incarichi di lavoro autonomo, lavoro subordinato e appalti (La Gazzetta degli Enti Locali 12/1/2022).

Mi vorrei soffermare in particolare sulla parte – della deliberazione e del commento – che riguarda la distinzione tra incarichi di collaborazione ed appalti, che è poi il tema centrale dell’articolo di Oliveri.

L’autore richiama i passaggi in cui la Corte dei conti, oggi, qualifica come “meramente civilistica” la tradizionale distinzione tra appalto e incarico di lavoro autonomo, basata sul “criterio soggettivo”, cioè sulla ricerca della qualificazione del prestatore come “imprenditore” o meno.

<<A tale criterio, la normativa comunitaria che soppianta quella interna sostituisce, afferma la delibera della Sezione Emilia Romagna “un criterio, dettato dal diritto comunitario, che abbandona la dicotomia – e le connesse difficoltà interpretative – prestatore d’opera intellettuale/appaltatore, a vantaggio della definizione di “operatore economico “tout court: ovvero “una persona fisica o giuridica, un ente pubblico, un raggruppamento di tali persone o enti, compresa qualsiasi associazione temporanea di imprese, un ente senza personalità giuridica, ivi compreso il gruppo europeo di interesse economico (GEIE) costituito ai sensi decreto legislativo 23 luglio 1991, n. 240, che offre sul mercato la realizzazione di lavori o opere, la fornitura di prodotti o la prestazione di servizi”.

La delibera della Sezione converge integralmente su quanto sostenuto da anni da chi scrive, laddove afferma:

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Redazione