Fare il commissario (di gara) è un mestiere pericoloso?

Il rinvio al 15 aprile dell’operatività dell’Albo dei Commissari di Gara ,a mio parere, impone una riflessione molto molto approfondita sulla effettiva portata di quella che, probabilmente, rappresenta la maggiore novità del nuovo Codice degli Appalti

30 Gennaio 2019
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Il rinvio al 15 aprile dell’operatività dell’Albo dei Commissari di Gara ,a mio parere, impone una riflessione molto molto approfondita sulla effettiva portata di quella che, probabilmente, rappresenta la maggiore novità del nuovo Codice degli Appalti.

a cura di Roberto Donati

Una riflessione che deve partire dai presupposti che hanno ispirato la norma ,ossia garantire la terzietà dei commissari rispetto ad offerte da valutarsi secondo criteri discrezionali (vere e proprie “vestali” vergini di ogni partecipazione alle procedure di formazione della documentazione tecnica e con la mente totalmente sgombra da qualsiasi cognizione tecnica allo scopo realizzata e, soprattutto, da ogni condizionamento” secondo Luigi Oliveri nel suo Commissioni di gara: l’iperburocrazia di codice ed Anac blocca l’efficienza), ma che deve per forza soffermarsi sui soggetti chiamati a ricoprire il ruolo di commissario.

Perché nel concordare sulla necessità di adottare tutti gli strumenti possibili per garantire il corretto svolgimento delle commissioni di gara  e prevenire fenomeni di malaffare , va anche ricordato come certi principi giusti debbano comunque camminare sulle gambe degli uomini.

Ed in questo senso aver scelto “a priori” la strada della sfiducia nei confronti dei dipendenti delle stazioni appaltanti rischia di determinare il fallimento dell’Albo, in un singolare legge del contrappasso.

L’Albo dei Commissari è infatti evidentemente nato per l’inserimento di soggetti privati ( lo ha sottolineato pochi giorni fa Maurizio Greco nel suo  Perché (e come) le Regioni potrebbero salvarci dall’Albo unico dei commissari di gara in www.appaltiecontratti.it 27/12/2018) senza tener conto della complessità dei compiti assegnati ad una Commissione Giudicatrice, che implicano conoscenze e competenze non sempre reperibili fuori dalle pubbliche amministrazioni.

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