PNRR, Comuni e Mezzogiorno spingono le aggiudicazioni a 91,5 miliardi. Ma ci sono anche ANAS e appalti non integrati

Terzo record consecutivo dopo i 43,2 miliardi del 2021 e i 59,4 miliardi del 2022, lo scorso anno +54%: si completa così il triennio dei primati del PNRR

10 Aprile 2024
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Terzo record consecutivo dopo i 43,2 miliardi del 2021 e i 59,4 miliardi del 2022, lo scorso anno +54%: si completa così il triennio dei primati del PNRR. Operazione codice appalti riuscita a pieno. Il dato dei sindaci (12,9 miliardi) mette in difficoltà il governo che ha stralciato 10 miliardi dal PNRR e ora non potrà non rifinanziarli. Al Sud il 40% degli affidamenti: un altro record. Ferrovie leader con 17,9 miliardi ma sorprende il dato sulle strade, escluse dal PNRR (10 miliardi). Appalto integrato sotto il 40%, il 60% sono contratti di sola esecuzione lavori

Dopo il record dei bandi di gara (93,9 miliardi) arriva per il 2023 il record delle aggiudicazioni che toccano la cifra impensabile di 91,5 miliardi. Una escalation del “triennio PNRR” cominciata con 49,2 miliardi del 2021, continuata con i 59,4 miliardi del 2022 e ora con il dato 2023 che segna una crescita del 54% rispetto all’anno precedente. Per dare il senso di cosa abbiano significato questi 200 miliardi del “triennio PNRR” – ora atteso ovviamente alla prova dei cantieri e della spesa effettiva – basta considerare che il dato storicamente più alto prima del 2021 era stato il 2005 con 24,4 miliardi di aggiudicazione.

Non si può non ricordare, inoltre, ed è un altro dato connesso all’attuazione del PNRR, che il 2023 è stato l’anno di entrata in vigore del nuovo codice degli appalti che non ha minimamente frenato il mercato, come sempre successo in passato all’entrata in vigore di nuove regole. Un merito di questo fisiologico passaggio va dato all’interpretazione estensiva della norma data dalla direttiva del ministro delle Infrastrutture Salvini che ha “esentato” le opere del PNRR e gli enti appaltanti più impegnati dall’attuazione del nuovo codice. La giurisprudenza amministrativa sta smentendo questa interpretazione, ma ormai il risultato è raggiunto. Il problema potrebbe essere, forse, per il futuro.

Nel 2023 ci sono molti dati significativi, alcuni perfettamente in linea con l’effetto PNRR, altri sorprendenti. Anzitutto il dato territoriale che evidenzia un vero boom di opere aggiudicate al Sud, il 40,5%, con un totale di 37,1 miliardi contro i 16,4 miliardi del Nordovest, 14,3 miliardi del Nordest e i 14,2 miliardi del Centro. In questo dato territoriale, il PNRR pesa molto proprio in virtù del vincolo del 40% degli interventi finanziati nel Mezzogiorno. Per una volta i vincoli e gli obiettivi territoriali sono stati rispettati. E non è poco.

Il secondo dato in linea con il PNRR è quello delle ferrovie che con 17,9 miliardi si confermano l’ente appaltante leader. Vanno segnalati poi anche i dati dei gestori di reti, infrastrutture e servizi pubblici: quelli locali che fanno 10,7 miliardi e quelli nazionali che fanno 11,1 miliardi. Sono, per capirci, la fetta più consistente dei cosiddetti settori speciali (ex esclusi) che insieme fanno il 23% del mercato.
 
Il dato sorprendente che invece racconta chiaramente come il record del 2023 abbia anche una forte componente extra-PNRR è quello delle opere affidate dall’ANAS che fanno 10 miliardi. Come noto, le strade sono escluse dal Piano di ripresa e resilienza.
 
Più controverso il dato dell’appalto integrato che, come evidenziato in più occasioni dal Diario, ha sfondato la barriera del 40% nelle opere PNRR. Nel dato 2023 resta leggermente al di sotto di questa soglia, anche se di qualche decimale. Fa comunque impressione vedere che oltre il 60% del mercato è ancora di sola esecuzione di lavori. Nell’epoca in cui molti gridano alla scomparsa del progetto esecutivo, questa è una smentita netta. Probabilmente, però, in questo dato prevalgono le piccole opere e sono ricomprese anche le opere di manutenzione (che progetto esecutivo non hanno).

Un dato che invece non è affatto controverso ed è certamente il dato politicamente più sensibile è quello delle opere affidate dai Comuni, 12,9 miliardi, altro record nel record, come già era successo con i bandi di gara 2023 dove i sindaci avevano totalizzato oltre 24 miliardi.

Questo dato conferma in pieno che nella estenuante diatriba fra il ministro per l’Europa e il PNRR, Raffaele Fitto, e il presidente dell’ANCI, Antonio Decaro, la ragione era molto più dalla parte di quest’ultimo quando sosteneva che i 13 miliardi di opere comunali nel PNRR erano quasi tutte appaltate e molte avevano aperto i cantieri. Da questi dati arriva una conferma del fatto che i Comuni erano fra i soggetti più avanzati nell’ambito del PNRR.
Fitto ha voluto stralciare 10 miliardi di quei progetti e ora appare molto difficile per il governo, che a giorni dovrà varare il decreto legge omnibus per gestire questa fase di passaggio dal vecchio al nuovo Piano, non rifinanziare per intero quei 10 miliardi con risorse nazionali.


In collaborazione con

diari nuovo appalti

Giorgio Santilli