Made Green in Italy un impronta al sostegno del Made in Italy

10 Luglio 2018
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Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del D.M. 56/2018 esordisce finalmente sulla scena nazionale, dopo una lunga fase di consultazioni, lo schema volontario per la valutazione e comunicazione dell’Impronta Ambientale dei prodotti, previsto dall’articolo 21 della Legge 221/2015,e denominato “Made Green in Italy”.

a cura di Toni Cellura

E’ il nuovo strumento di certificazione di prodotto  che accompagnerà l’immagine dell’impresa italiana attraverso l’impronta green dei prodotti italiani in tutto il mondo.

Per prodotti Made Green in Italy si intendono i prodotti Made in Italy che presentano prestazioni ambientali pari o superiori ai benchmark di riferimento, la valutazione delle quali è effettuata secondo il metodo PEF (Product Environmental Footprint, metodo che determina l’impronta ambientale di un prodotto).

L’adesione allo schema Made Green in Italy è limitata ai prodotti classificabili come Made in Italy, per i quali esiste una RCP (Regola di categoria di prodotto) in corso di validità. Per definire le regole e i requisiti (obbligatori e facoltativi) necessari per la conduzione di studi relativi all’impronta ambientale per una specifica categoria di prodotto, il ministero dell’Ambiente rilascia infatti delle indicazioni metodologiche, le cosiddette RCP, che hanno una validità di quattro anni.

L’iter prevede che i soggetti pubblici o privati costituiti da almeno 3 aziende (di cui una PMI), che rappresentano la quota maggioritaria del settore di una certa categoria di prodotto, inviano al ministero la richiesta per elaborare una proposta di RCP.

Qualora per una specifica categoria di prodotto sia stata definita l’impronta ambientale in sede europea, questa deve essere recepita nella RCP.

Entro 30 giorni dall’acquisizione della richiesta di adesione allo schema volontario, il ministero concede la licenza d’uso dell’apposito logo Made Green in Italy per tre anni.

Per approfondire l’argomento
FORMAZIONE MAGGIOLI
I criteri minimi ambientali negli appalti pubblici
Gli Acquisti Verdi dopo l’emanazione del Codice appalti e dei provvedimenti attuativi
Bologna, 16 ottobre 2018
Relatori: Maurizio Cellura e Toni Cellura

Interessante risulta il richiamo ai Criteri Minimi Ambientali in attuazione del Piano d’Azione Nazionale per gli Acquisti Verdi.

Sul tema dei CAM, siamo intervenuti con numerosi articoli, evidenziando come la loro introduzione determinerà una vera e propria rivoluzione verde nell’economia italiana visto l’alto peso in termini di fatturato degli acquisti pubblici in italia.

Si prevede inoltre che Il Ministero utilizzi nei CAM relativi alle nuove categorie di prodotti ,nonché nei CAM già approvati e pubblicati, l’adesione allo schema Made Green in Italy come strumento di verifica del rispetto delle specifiche tecniche, da parte delle stazioni appaltanti, laddove pertinenti e riguardanti il ciclo di vita del prodotto.

Così facendo si darà l’opportunità alle imprese italiane di avere uno strumento utile alla verifica delle caratteristiche ambientali dei prodotti contenuti nei CAM e contemporaneamente, la scelta di aderire al marchio avrà un carattere dichiarativo e comunicativo di alto valore.

Il marchio volontario Made Green in Italy dunque potrà rafforzare la competitività del sistema produttivo italiano nei mercati nazionali e internazionali attraverso l’indicazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti sulla base di una direttiva europea (PEF,Product Environmental Footprint) definita dalla Raccomandazione 2013/179/UE della Commissione Europea.

L’impronta ambientale di un bene o servizio è previsto sia una misura fondata su una valutazione multi-criterio delle prestazioni ambientali di un prodotto, analizzato lungo tutto il suo ciclo di vita, ed è calcolata principalmente al fine di ridurre gli impatti ambientali di tale bene o servizio considerando tutte le attività della catena di fornitura, dall’estrazione delle materie prime, attraverso la produzione e l’uso, fino alla gestione del fine-vita.