L’attuazione del nuovo codice degli appalti come innesco complementare per riavviare il Paese: questo, in sintesi estrema, il concetto espresso dal presidente dell’ANCI, Antonio Decaro, intervenuto la scorsa settimana al convegno sul nuovo Codice degli appalti, organizzato a Roma da CGIL, CISL e UIL.
“ANCI condivide assolutamente il percorso del nuovo codice degli appalti, volto alla semplificazione e alla trasparenza ma dopo sette mesi sono solo 7 su 65 i decreti attuativi varati. Serve quindi accelerare, magari affrontano le criticità all’interno della cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio, per completare e migliorare una riforma che può permettere al Paese di tornare a correre” prosegue Decaro.
“Mediante la Legge di Bilancio – ha illustrato il numero uno dell’ANCI – abbiamo ritrovato finanziamenti sui Comuni: dai 2,1 miliardi di euro per rammendare le periferie, ai 700 milioni di avanzi di amministrazione sbloccati, 300 dei quali da destinare all’edilizia scolastica. A fronte di questi investimenti, tuttavia, la necessità è quella di definire un nuovo quadro regolatore sugli appalti pubblici, che superi le criticità legate a ritardi di applicazione che oggi continuano ad esserci”.
Decaro ha inoltre elencato quali aspetti del nuovo codice appalti interessano principalmente i Comuni ovverosia “la qualificazione delle stazioni appaltanti, la definizione dei livelli di progettazione e l’appesantimento degli appalti sotto la soglia di 40 mila euro, che ritarda inevitabilmente le procedure soprattutto nei piccoli Comuni”.
Ricordando poi come negli ultimi tempi siano “diminuiti dell’11% i bandi e del 57% gli importi degli stessi, a causa del periodo di transizione tra vecchio e nuovo Codice”, Decaro ha auspicato e ribadito “una riflessione sui correttivi da introdurre, magari lavorando nella cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio dove possiamo trovare un punto di caduta, monitorando al contempo le fasi attuative della norma”.
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