La Commissione Europea censura il nuovo Codice Appalti: sotto accusa accesso agli atti e Project Financing

Con una lettera di costituzione in mora datata 8 ottobre 2025, la Commissione Europea riapre la procedura di infrazione INFR(2018)2273 contro l’Italia, mettendo in luce come, nonostante l’adozione del nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023) e del suo “correttivo”, persistano gravi non conformità con le direttive UE.

Alessandro Massari 13 Ottobre 2025
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Con una lettera di costituzione in mora datata 8 ottobre 2025, la Commissione Europea riapre la procedura di infrazione INFR(2018)2273 contro l’Italia, mettendo in luce come, nonostante l’adozione del nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023) e del suo “correttivo”, persistano gravi non conformità con le direttive UE.
Nel mirino di Bruxelles finiscono due istituti cardine: la disciplina dell’accesso agli atti difensivo e, soprattutto, l’intera architettura della finanza di progetto, definita un “potente strumento elusivo” della normativa UE.

Nonostante i significativi sforzi di riforma, il Codice dei Contratti Pubblici italiano torna sotto la lente d’ingrandimento della Commissione Europea. Con una lettera che assume i toni di un ultimo avvertimento prima di un parere motivato, la Commissione riconosce i progressi compiuti dall’Italia ma individua due aree di persistente e inaccettabile contrasto con il diritto dell’Unione, chiedendo al Governo di presentare le proprie osservazioni entro due mesi. 

L’analisi di Bruxelles è chirurgica e si fonda su recenti pronunce della Corte di Giustizia, delineando un quadro che richiederà un nuovo, e non più differibile, intervento del legislatore.

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